Santa Flavia, 3 Agosto 2018, in una ambientazione storica, davanti ad una platea molto ampia di più di 400 persone, è andata in scena, la prima dell'opera teatrale Elettra o la caduta delle maschere.
Alla serata erano presenti, esponenti dell'amministrazione comunale, con a capo il Sindaco Salvatore Sanfilippo, della regione con la presenza dell'onorevole Toto Cordaro e naturalmente la cittadinanza, che è stata invitata alla manifestazione tramite inviti riservati da parte del Comune, dell'organizzazione e dell'Ente Parco di Solunto.
Dopo la rappresentazione, si è svolto un ricco buffet, offerto dagli sponsor che hanno fatto si che l'opera avesse vita.
Sabato 4 Agosto, la replica dell'opera di Marguerite Yourcenar, con la regia di Mauro Avogadro. Si può accedere all'area tramite navette, disponibili gratuitamente, all'altezza dell'incrocio ai piedi del monte.
Parco Archeologico di Solunto - Santa Flavia (PA)
Di Marguerite Yourcenar
Regia: MAURO AVOGADRO
Con: Dario Battaglia, Nicasio Catanese, Federica Cavallaro, Ivan Graziano, Anita Martorana, Vladimir Randazzo.
Costumi: Ivan Bicego Varengo
Musiche originali di: Gioacchino Balistreri
Assistenti alla regia: Riccardo Rizzo, Andrea Saitta.
Produzione: Centro Teatrale Meridionale e Compagnia RDA.
Descrizione dell'Opera
“Elettra o la caduta delle maschere”, una riscrittura teatrale del mito degli Atridi. Per questa “nuova” Elettra, l’Autrice attinge dal classico (e segnatamente da Euripide) solamente nomi dei personaggi e ambientazione. La povertà e l’umiliazione di questi esseri provenienti da una eco lontanissima - dal mito - sono gli stessi sentimenti di quei tragici anni di guerra, nel Mondo, sentimenti che inaspriscono l’odio, quindi la vendetta. I temi dell’ Elettra di Sofocle ed Euripide, così come quelli delle Coefore di Eschilo, condividono essenzialmente un tratto comune: il trionfo della Giustizia per mano dei figli vendicatori (Oreste ed Elettra). Ma cosa succederebbe se si spostasse letteralmente il punto di vista di chi osserva questi protagonisti della vendetta, se si scardinassero le loro certezze? Questo spostamento del fuoco dell’azione scenica rende i personaggi della Yourcenar universali nella loro continua ricerca di purificazione attraverso il loro accesso in un vuoto che, paradossalmente, li stimola; tutti gli input esterni non cambiano i personaggi, al contrario, li aiutano a determinarsi per quello che veramente sono, non per ciò attraverso cui il mito li utilizza, li manovra. Secondo la visione oggettiva e al tempo stesso illuminante dell’autrice, Elettra o la caduta delle maschere rappresenta un groviglio inestricabile tra Elettra, Pilade ed Oreste, che, al contempo, si contrappone a quello formato da Clitennestra ed Egisto; i primi rappresentano, ognuno per ciascuno, fato, destino, Furie, amore, amicizia e fratellanza, paura e rancore; dentro ciascuno di loro si dissolvono, subito dopo esser nati, i moventi stessi della vendetta. I secondi si oppongono con la loro forza che deriva dall’essere una coppia matura, con quella maligna complicità derivante dall’insulsa convivenza di due vecchi amanti persi nell’oblio del potere. In questa storia, nessuno invocherà la Giustizia, né la Verità. L’evento stesso, denaturato della sua epicità, rende i personaggi scarnificati, ridotti all’osso, privi di pretesti eroici o mitici che li hanno resi thopoi: i volti dei protagonisti di questa Elettra hanno, infine, divorato le maschere che li hanno tenuti nascosti per migliaia di anni.
“Elettra o la caduta delle maschere”, una riscrittura teatrale del mito degli Atridi. Per questa “nuova” Elettra, l’Autrice attinge dal classico (e segnatamente da Euripide) solamente nomi dei personaggi e ambientazione. La povertà e l’umiliazione di questi esseri provenienti da una eco lontanissima - dal mito - sono gli stessi sentimenti di quei tragici anni di guerra, nel Mondo, sentimenti che inaspriscono l’odio, quindi la vendetta. I temi dell’ Elettra di Sofocle ed Euripide, così come quelli delle Coefore di Eschilo, condividono essenzialmente un tratto comune: il trionfo della Giustizia per mano dei figli vendicatori (Oreste ed Elettra). Ma cosa succederebbe se si spostasse letteralmente il punto di vista di chi osserva questi protagonisti della vendetta, se si scardinassero le loro certezze? Questo spostamento del fuoco dell’azione scenica rende i personaggi della Yourcenar universali nella loro continua ricerca di purificazione attraverso il loro accesso in un vuoto che, paradossalmente, li stimola; tutti gli input esterni non cambiano i personaggi, al contrario, li aiutano a determinarsi per quello che veramente sono, non per ciò attraverso cui il mito li utilizza, li manovra. Secondo la visione oggettiva e al tempo stesso illuminante dell’autrice, Elettra o la caduta delle maschere rappresenta un groviglio inestricabile tra Elettra, Pilade ed Oreste, che, al contempo, si contrappone a quello formato da Clitennestra ed Egisto; i primi rappresentano, ognuno per ciascuno, fato, destino, Furie, amore, amicizia e fratellanza, paura e rancore; dentro ciascuno di loro si dissolvono, subito dopo esser nati, i moventi stessi della vendetta. I secondi si oppongono con la loro forza che deriva dall’essere una coppia matura, con quella maligna complicità derivante dall’insulsa convivenza di due vecchi amanti persi nell’oblio del potere. In questa storia, nessuno invocherà la Giustizia, né la Verità. L’evento stesso, denaturato della sua epicità, rende i personaggi scarnificati, ridotti all’osso, privi di pretesti eroici o mitici che li hanno resi thopoi: i volti dei protagonisti di questa Elettra hanno, infine, divorato le maschere che li hanno tenuti nascosti per migliaia di anni.
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